Prefazione
E' giunto il momento, per voi, che io vi sveli un segreto.
Conoscete il celebre monito “Mind the gap”?
Ecco, la frase che ha reso famosa la metropolitana di Londra non vuole affatto avvertirci del dislivello tra i treni e il piano della banchina e del pericolo di essere travolti dal treno in arrivo come tutti pensano, tutt’altro. Il suo unico scopo è quello di non farci prendere quel treno e tenerci lontani da un passo rischioso, forse maldestro.
Dopo una vita passata a lavorare per la progettazione della metropolitana, come colpito da uno sberleffo del destino, un distinto signore inglese sulla quarantina era stato lasciato dalla moglie. Lei lo aveva lasciato solo, tra la folla in festa alla stazione di Farrington, per il primo viaggio inaugurale della metropolitana di Londra, il 10 gennaio 1863. Non l’avrebbe mai più rivista. Da quel giorno, non solo iniziò ad odiare quella metropolitana per la quale aveva speso anni di fatica, ricurvo su progetti e piantine, ma iniziò a sviluppare un’ossessiva paura del movimento di cui i treni erano il simbolo più moderno. Lo stesso movimento che lo aveva privato della moglie, e insieme della vita stessa. Lasciò dunque il lavoro per rinchiudersi in un’ostinata e statica solitudine. Usciva il meno possibile, camminava il meno possibile. Non sopportava che il tempo scorresse, né che le lancette del grande coucou in soggiorno cambiassero posizione ogni sessanta secondi.
Perciò, cari lettori, la scritta MindTheGap altro non è che il risultato del suo grido di dolore, partito come esperienza personale e trasformatosi in un monito per i posteri. Quasi fosse un padre troppo premuroso, il nostro, ci dissuade dal fare quello stesso passo che gli portò via sua moglie.
Si dice partire, significa lasciare.
Di certo ascoltando il suo consiglio non si rischia di cadere sui binari, né di prendere la metro nella direzione opposta alla nostra meta. Ma inibendo il movimento, dissuadendoci da quell’eventuale passo, è come se ci privasse della vita. Il movimento è fondamento dell’essere umano come lo è della vita stessa. Sin dalla preistoria l’uomo ha sentito il bisogno di spostarsi, cambiare luoghi di tanto in tanto, vedere cose nuove, conoscere. Soffocata dalla sedentarietà, dalla staticità, l’anima si impoverisce e perisce in un limbo di certezze. Come spesso accade tuttavia, non tutti rispettano le regole. Qualcuno che quella linea gialla l’ha superata c’è stato e, fortunatamente, ci continuerà ad essere. Qualche avventuroso che decida di rischiare, e fare quel passo azzardato, scavalcando il gap, per prendere un treno. Che vada ad Holland Park o a Liverpool Street, poco importa. Non si prendono treni alla ricerca di sicurezze in grado di assicurare una vita serena; piuttosto si prendono treni per rompere la continuità, iniziando dalla coerenza dei luoghi.
Si dice partire, significa scoprire.
Che pena provo per quel triste signore con la bombetta, per la sua misera fine e quella folle scritta mal interpretata! Una vita a progettare treni e poi un treno lo ha privato della vita. E l’inopportuna scritta di dolore che ci ha lasciato? Io, vorrei non l’avesse mai scritta. Vorrei che la signorina della metropolitana di Londra la smettesse di gridare “Mind the Gap” perché, insomma, credete ci sarebbero più morti o suicidi senza il suo ossessivo monito? Io credo di no. E credo anche che sarei meno irrequieto e irritato la mattina quando arrivo in ufficio. E voi invece, che ora sapete il segreto della tube, con che spirito prenderete il prossimo treno?
No comments:
Post a Comment