Saturday 23 October 2010

Being an italian abroad...such a big responability

Non so se il mio disconoscimento del sostantivo patria e del suo aggettivo patriottico siano legati ad un innato senso cosmopolita e anarchico oppure alla mia particolare cittadinanza.

Sull'onda di questa mia vita un po' vagabonda per l'Europa, mi piace definirmi modaiolamente Europea. Beh, in realtà mi ci sento davvero un po' italiana, un po' danese e un po' francese. Italiana quando mangio, vesto e amo. Danese quando sono sempre puntuale, organizzata e bevo birra. Francese...mmm...solo se me la tiro.

Sono felice di essere espatriata e, per il momento, non vedo il mio futuro nel belpaese. Ho sempre avuto una predilezione esterofila, e, forse, anche se le cose da noi adassero meglio, avrei deciso di vivere altrove...forse.

A me non piace essere italiana. A volte provo quasi vergogna, di certo non gonfio il petto quando lo rivelo. Soprattutto perché so seguirà una battuta su Berlusconi o una domanda sulla mafia. Sono stanca di rispondere, ma soprattutto di non poter né spiegare né difendermi. Difendermi si, perchè anche se a volte non lo vorrei essere, io lo sono, italiana.

Credevo fossimo piuttosto malvisti in Europa. Io li vedevo male gli italiani all'estero. Ladri, disonesti, ritardatari, salvati dal sole, dalla cucina e dal loro passato. Tutte cose che, sinceramente gli italiani del 2010 si sono ritrovati ad avere in eredità. Ma l'italia del 2010 cosa offre? La mia immagine dell'Italia contemporanea è piuttosto negativa. Un paese vecchio e immobile. Eppure...eppure ho riscontrato come la fascinazione per la nostra storia e per certe nostri costumi faccia parte dell'immaginario dell'Italia vista dall'estero. Così, anche se l'evidenza dei fatti non ci aiuta, c'è un vero e proprio attaccamento all'idea, tra il verosimile e il romanzato, di un'Italia che rende affascinante tutto ciò che produce.

Arte, buongusto, creatività, fascino. Un docente americano appassionato di motori mi parla entusiasta della "meccanica artistica" di Vespa, Ducati e Guzzi..."I Francesi hanno tentato di far rivivere le vecchie case di moto, ma hanno sempre fallito. In Italia quando costruite i motori lo fate con arte."

"E., hai una voce fantastica, hai quella cosa lì dentro...sei la voce italiana della radio, usa la tua voce per affascinare gli ascoltatori!"- é stato il monito della direttrice d'antenna. Quel "sei la voce italiana della radio" detto come se la mia cittadinanza mi apportasse un plus rispetto alle altre voci europee...

Ieri ho incontrato un anziano signore francese alla celebrazione dei 69 anni dalla fucilazione a N, di cinquanta ostaggi durante la guerra. Era il 1941. Mi ha detto: "Ognuno ha i governanti che si merita!"...Mentre Bersani dice che l'Italia è meglio di ciò che gli capita...L'anziano signore ha continuato..."Voi italiani siete bravi...avete la mafia, Mussolini, Berlusconi e pertanto siete ancora in piedi. Ne uscirete sempre."Ahimè, magra consolazione. Si tratta di quel "sapersela cavare" che ci caratterizza. Un pregio in teoria e un grosso difetto in pratica perchè spesso deriva in illegalità. Tra il nobile "sapersela cavare" e la "legge del furbo" il confine è labile.

Tutto ciò per dire che abbiamo un potenziale del quale non ci rendiamo conto. Che questo fasciano sia reale oppure una proiezione poco importa. All'estero lo percepiscono. Ed é un stupido che, proprio noi, quelli furbi, non ne approfittiamo per attrarre i talenti stranieri nel nostro paese.

Benché preferisca essere identificata come un buon essere umano, piuttosto che essere una buona italiana, le mie radici hanno una cultura definita, ed è quella italiana. Ormai un po' imbastardita da venti europei più o meno nordici, quello che sono é spesso identificato con aggettivo italiana. Volenti o nolenti, questo é il marchio col quale si è etichettati quando si è stranieri.

Credo sia il momento per il paese di guardasi dentro. Se davvero siamo meglio di ciò che ci succede, se davvero abbiamo quel qualcosa di speciale, credo sia giunto il momento di mostrarlo e di mostrarselo. Ognuno dove ha deciso di vivere: in Italia o all'estero.

Se devo portare un marchio che indichi la mia provenienza, vorrei davvero poterlo portare, un giorno, con piena dignità.

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