Bio

Quando la vita suona come l'Europa
Music is the art form more nigh to tears and memory-
[La musica è la forma d’arte più vicina alle lacrime e alla memoria]

O.Wilde


Ho due passioni nella vita: la musica e il viaggio. Semplicemente, per me, l’una non può esistere senza l’altro. Si alimentano a vicenda, e alimentano me e le mie giornate. E’ per questo che una fredda sera di un nevoso ed insolito dicembre, ho preso in grembo il mio pc ed ho cominciato un accurato lavoro d’archivio. L’intento era semplice di per sé, ma rappresentava una piccola impresa per quella che si era aperta come una serata decisamente abbacchiata: ripercorrere i miei ultimi quattro anni di vita da nomade in Europa catalogando i periodi in base alla musica che vi aveva fatto da sottofondo. Una sera d’evasione, mentale e sensoriale, un viaggio nel tempo e nello spazio, guidata dalla più personale delle colonne sonore.
Ho aperto un documento nuovo e ho iniziato a scrivere:

Somer-Vinter 2007-2008, Aarhus DK

Come per molti, anche il mio rito di passaggio oltre i confini della mia italianità e verso un’identità europea fu segnato dal celebre progetto Erasmus. Correva l’anno 2007 e frequentavo il terzo anno di lingue e letterature straniere a Bologna. Avevo sempre provato un’innata simpatia per i civili ed avanzati paesi scandinavi, in particolare per la Danimarca, la quale mi sembrava abbastanza a nord da essere una nazione efficiente, ma allo stesso tempo ancora in parte culturalmente ancorata al continente. Le mie paure pre-partenza erano più legate al rischio d’incorrere in una cocente delusione di fronte ad una realtà che non combaciava con l'immagine idilliaca che mi ero creata.
Ad Aarhus ho vissuto per nove mesi in uno studentato, dove condividevo la cucina con dei ragazzi danesi e uno spagnolo e dove ho conosciuto la Danimarca in tutte le sue sfaccettature: quelle che mi sono rimaste nel cuore e quelle che tutt’ora non riesco a condividere.
I primi mesi sono stati entusiasmanti: frequentavo le quotidiane feste Erasmus, dove immancabile era l’intro fischiettante di Young Folk (Peter Bjorn and John) diventata poi canzone riferimento di quel periodo. Sapeva di pop dai colori pastello, di quella spensieratezza di cui la dolce ala protettrice del welfare state danese privilegia i suoi giovani, permettendo loro di vivere la propria gioventù in pienezza, senza fretta di diventare adulti. La ascoltavo a ripetizione e ogni giorno mi sentivo sempre più appartenere a quella società del paese di Andersen che tanto avevo sognato.
In quel periodo viaggiai molto, visitai luoghi in cui non ero mai stata e ricordo benissimo che, per la prima volta in vita mia, non avevo altri piani, e mi sentivo la persona giusta al posto giusto. Poi la routine mi raggiunse anche lassù, sperimentai allora la difficile vita dello straniero che non vuole chiudersi nella cerchia protetta degli studenti internazionali, ma fa esperienza della difficile integrazione coi nativi.
Quando i nove mesi della borsa terminarono, feci ritorno a malincuore in terra natia, dove mi aspettavano gli ultimi esami universitari prima della laurea.

Primavera 2008, Bologna-Bergamo IT

Non appena tornata a casa mi tuffai nei lavori per l’università, tenendo così la testa occupata. Anche se la famosa crisi post-Erasmus non esplose mai, serpeggiò in me per molto tempo, e credo sia stata proprio l’implosione del trauma ad amplificare l’inquietudine che iniziava a ribollirmi dentro. Come se non bastasse era anche ora di prendere delle decisioni, di pensare al mio futuro, ma avevo le idee troppo confuse. Ormai mi era chiaro che le lingue non si imparavano all’università, perciò sentivo il desiderio cambiare facoltà e forse anche città. Ma né Bologna né nessun’altra città italiana potevano più offrirmi l’ambiente e l’atmosfera a cui ambivo. La mia crisi -post si accompagnò alle musiche di In Rainbows l’album dei Radiohead, uscito sul finire del 2007. Con la sua minimale linea melodica in tono minore Videotape, che chiude il settimo disco del quartetto inglese, aprì il doloroso periodo del mio ritorno in Italia, segnando un periodo di sospensione in cui non mi sentivo più parte di niente, in cui il sentirsi inadeguata e avulsa da ogni contesto era il sentimento dominante.

Août 2008, Paris FR

Il mio periodo francese iniziò invece con un soggiorno parigino in solitaria, durante la stesura della tesi.
Quell’agosto, trascorsi venti giorni girovagando per vicoli e boulevard, mangiando baguettes e camembert sui gradini della Sorbona e scrivendo notturne riflessioni seduta sul Pont-Neuf. Un tentativo di vie de bohème in cui si alternarono momenti di fiero e produttivo isolamento ad altri in cui la noia e la frustrazione di non avere nessuno con cui condividere certe giornate avevano il sopravvento.
Ma la solitudine è parte del mestiere del viaggiatore, e se si vuole andare, s’impara presto a farci i conti.

Janvier-Avril 2009, Montpellier FR

Conclusasi con mio grande sollievo l’esperienza universitaria bolognese, approfittai della borsa offerta dal progetto europeo Leonardo e fuggii letteralmente a Montpellier, dove avrei presto iniziato uno stage presso un’agenzia di viaggi culturali. L’esperienza professionale non fu delle migliori, ma a dire il vero non era ciò che mi interessava. Volevo imparare il francese e vivere un’altra avventura. Per tre mesi vissi in una famiglia con un papà ed una mamma francesi che venivano a prendermi alla fermata del tram e che mi chiamavano quando facevo tardi. Ma ho anche preso il primo tram alle sei del mattino per andare a servire la colazione nell’albergo dove ho lavorato per qualche tempo. Seduta sul tram ancora deserto cercavo di caricarmi dei richiami electro anni ottanta di Kids dei MGMT per sopravvivere alla settimana ed arrivare presto all'agognato weekend. La melodia era così accattivante e vitale che ascoltandola sembrava già potessi godermi un apéro in una delle graziose e assolate piazzette del centro oppure accettare un invito mondano per una festa a tema kitsch, persa nelle campagne francesi.
A Montpellier capii quanto fosse difficile comunicare qualcosa di sé in una lingua diversa, quanto i miei rapporti interpersonali fossero depotenziati a causa della lingua. Viaggiando, infatti, si incontrano molte persone, ma saltando da un posto all'altro, come da una nota all'altra, instaurare rapporti profondi è molto difficile, anche a causa delle diverse culture. Diversamente dalla precedente esperienza danese, in Francia riuscii a farmi dei veri amici francesi. Grazie a loro sentii vibrare la vera essenza del celebre trinomio liberté, egalité, fraternité dalle parole di Un jour en France dei Noir Désir. Incontrai la storia di un paese che guidò l'Europa in tutte le sue rivoluzioni e che ora, sebbene persa la leadership, resta vigile, brandendo il vessillo dell'indignazione a suon di contestazione, in un'Europa certamente invecchiata ed anche un po' assopita.
E poi… e poi, al solito, ripartii.


Summer 2009, London UK

Ormai mi sentivo pronta per il grande salto. Un biglietto sola andata con l’obiettivo di un’estate londinese. A Londra fui per la prima volta economicamente indipendente. Ce la stavo facendo da sola, tutto da sola e mi sentivo al centro del mondo. Nonostante le difficoltà del primo mese, in cui persi un primo lavoro e per qualche giorno meditai un mesto ritorno a casa, i tempi migliori arrivarono e finalmente potei godermi le ricchezze che la metropoli offriva: mostre ogni giorno e concerti ogni sera. All’inizio non conoscevo nessuno ed il lavoro al ristorante impegnava quasi tutte le mie sere, poi trovai il mio giro.
La canzone che segnò il mio momento in e modaiolo a Londra è certamente Solo dei Chew Lips, una giovane band inglese che conobbi per caso, una sera al Pure Groove, un negozio di dischi della City. Era l'estate di un rock soft e glitter, compresso tra casti caschetti anni sessanta e pirotecnici beats anni ottanta. Catapultata nella capitale dell'eclettismo m’immersi in una città sempre sveglia ed in movimento dove si incontrano personaggi insoliti e stuonati, e si ascoltano storie inaudite. Ma dove soprattutto gli appassionati di musica possono alimentare il proprio orecchio con qualunque nota o ritmo possibile, perché nonostante siano passati trent'anni dalla famosa chiamata, Londra continua ad attrarre gli avanguardisti musicali da ogni angolo d'Europa e del mondo.
Nel mezzo di questo armonico soggiorno sperimentai tuttavia anche una nota negativa: questa volta senza più intermediari, dovetti sbrigare tutte quelle faccende burocratiche che ogni emigrante si trova ad affrontare, e anche a fare i conti con quelle rigide politiche d’immigrazione che da un giorno all’altro imbarcarono un mio collega brasiliano su un volo per Rio de Janeiro.

September 2009 - July 2010, Aalborg DK

Poi quando l’estate è finita, sono tornata alla vita agiata da studentessa universitaria espatriata.
Durante la primavera avevo mandato diverse domande per Master all’estero, talmente tante che ogni giorno compilavo una diversa tabella pro e contro che tuttavia risultava essere inutile, ed io sempre più indecisa. Finché poi comprai il biglietto di sola andata per Aalborg. Tornavo nella mia amata Danimarca. Ogni ragione razionale avrebbe detto Bruxelles, anch’essa tra le possibili mete universitarie, ed invece scelsi la piccola e sperduta Aalborg, che, lo dico per i profani, si pronuncia Olborg, o addirittura Olbo.
Tornavo in Danimarca del tutto cambiata però. Non ero più la studentessa in Erasmus alla quale essere all’estero e fare qualche festa bastavano a dare un senso al passare dei giorni. Questa volta volevo qualcosa di diverso. Volevo entrare nella vita della città, conoscere la gente di qui; insomma integrarmi. Ho iniziato con l’iscrivermi ad un corso di danese e frequentare dei corsi d’italiano per danesi dove a volte faccio da lettrice. Nel fine settimana poi, sono una volontaria alla StudenterHuset, la casa dello studente di Aalborg. Proprio qui, lo scorso autunno, fui folgorata dalle note di End of Scene di Troels Abrahamsen. Quel concerto decretò non solo l’arrivo della stagione invernale, ma soprattutto il mio non-più-ritorno dal mondo malinconico, minimalista ed intimistico della musica elettronica scandinava.
Ancora non lo sapevo, ma sarebbe stato un inverno insolitamente freddo e nevoso, lungo e buio, ma almeno avevo assicurato al mio letargo un delizioso sottofondo. Rimango sempre ammaliata nello scoprire come i modi e le tradizioni di un popolo influiscano sulla sua cultura musicale. In effetti, non stupisce che il fascinoso e mistico Nord sia produttore di suoni così apparentemente sterili e freddi, ma allo stesso tempo magnificamente intensi ed emozionanti. Un po' come i suoi abitanti: ruvidi ma sensibili.

Ogni tanto penso di averne avuto abbastanza di spostamenti e la voglia di fermarsi diventa più un bisogno che un desiderio, soprattutto quando il senso di sradicamento prende il sopravvento e mi mancano le forze solo pensando ad un ennesimo, nuovo inizio. Ma poi penso a quante città in cui ancora non ho vissuto, a quante culture ancora non ho assaporato, a quanto di molto ancora potrei allungare la mia personale colonna sonora. Ecco perché mesi fa, tra tutti i Master a mia disposizione scelsi di nuovo l’unico che, da curriculum, permetteva di trascorrere un periodo di stage all’estero.
Ed infatti eccomi qua, di nuovo in partenza. 

Aout 2010- Mars 2011, Nantes FR


Ed eccoci al mio ritorno in Francia. Questa volta ebbi l'occasione di essere la corrispondete italiana per EuR@dioNantes, un’emittente radio francese che ospita ogni anno una ventina di tirocinanti da tutta l’Unione Europea e li addestra al lavoro del giornalista facendo fare loro, allo stesso tempo, un’esperienza nell’industria radiofonica. Come giornalista radio ho potuto intervistare numerosi artisti e pure andare a qualche festival e concerto come "addetta ai lavori". Il mondo della musica é veramente affascinante. A Nantes mi sono anche riavvicinata al mio strumento: il pianoforte. Nell' umido garage della vecchia casa in rue de Vienne c'era uno sgangherato pianoforte a coda che ha ricominicato a suonare quando ho scoperto di amare Beach House. Così, quasi ogni sera prima di cena scendevo a suonare Walk in the Park.
Ho lasciato la Bretagna un po' così, senza troppa nostalgia, contenta di tornare ai miei studi verso una nuova avventura. 

Avril 2011- ? København DK

And here we come again. Con la Danimarca non ho ancora finito. Sono tornata al nord per concludere la laurea specialistica e nel frattempo togliermi il sassolino di vivere finalmente nella capitale danese, dopo anni in provincia. Che dire, le attese non sono state tradite. Copenhagen è una città fantastica. Piena di giovani, di bici e di musica. L'equazione Nord= musica elettronica è tornata attuale. In questi mesi ho iniziato a gradire qualche ritmo più dub. I am god di Clams Casino mi fa impazzire.

Dopo la laurea, pensavo di aver finito con gli spostamenti. Invece....invece pare che il bello inizi adesso. Al momento sono in cerca di un'occupazione e la voglia di avventura che sembrava assopitasi si è risvegliata. C'è addirittura una mezza idea di ritorno in Italia...chi lo sa, al momento la percentule che il prossimo capitolo sia oltreoceano sono le stesse che questa bio sonora torni a suoni più...nostrani.


No comments:

Post a Comment